OMELIA DI SUA ECCELLENZA MONS.MARIO DELPINI

NEL QUARTO ANNIVERSARIO DEL RITORNO ALLA CASA DEL PADRE

 DI EZIA FIORENTINO

SANTA MESSA PRESSO LA CAPPELLA DEL CIMITERO MONUMENTALE

SABATO 16 MARZO 2013 – ORE 10,30

 

 “Non spegnete lo Spirito”

“È   questo pacifico cristianesimo di routine a costituire una vera antitesi con l’ascesi cristiana che noi dovremmo vivere e testimoniare ”(E. FIORENTINO, Ascesi cristiana, 13).

Ci sono parole che dovrebbero forse essere cancellate dal vocabolario cristiano.

 

  1. “ Voi” … “noi”

Sono le parole che dichiarano una distanza, che vogliono marcare una alternativa, che aggregano in una contrapposizione. Sono parole che feriscono chi si sente interpellare con “voi” perché sono definiti da una esclusione. Sono parole che cristallizzano posizioni entro la comunità, entro la Chiesa, entro le famiglie.

Si dice pertanto: “voi che comandate (in Curia, in Istituto, in Parrocchia, ecc.)” per dire “noi invece” dichiarando così che non si è disposti alla cordialità di un consenso, ma si intende insistere in un dissenso; si dice così per denunciare una incomprensione.

Si dice: “voi della vecchia guardia” per dire “noi invece” dichiarando l’intenzione di una rottura, introducendo l’innovazione come una contestazione, le idee nuove o presunte tali come una urgenza di contrapposizione tra bianco e nero, giusto e sbagliato.

Si dice: “voi amiche/amici della tale” per caratterizzare un partito con gli errori e i difetti di una persona, attribuire al convergere di sensibilità la rigidità di una ideologia.

Il Signore contesta gli abitanti di Gerusalemme che dicono: “voi andate pure lontano dal Signore: a noi è stata data in possesso questa terra ”. Il Signore semina nella vicenda complicata della storia un principio nuovo di unità: “Vi raccoglierò … vi radunerò … darò loro un cuore nuovo”. Il popolo nuovo nasce da una grazia di Dio che cambia il cuore e lo rende capace di sentimenti e di docilità, vincendo la tentazione di irrigidirsi come pietra nell’insensibilità, nel risentimento, nel formalismo che nella correttezza del tratto cela l’inappellabile decisione della freddezza.

 

  1.  “Ormai

“Ormai” è la parola della rassegnazione, quella che giustifica l’inerzia, quella che si pone di fronte alla realtà con l’atteggiamento di chi vi si è adattato, anche se non rinuncia a lamentarsi di quanto lo mette a disagio e a deplorare quello che non corrisponde alle sue aspettative.

“Ormai” è la parola dell’incredulità: ritiene che la storia sia già scritta e che gli esiti siano inevitabili, non si aspetta che lo Spirito di Dio possa rinnovare la terra, non ritiene che ci sia spazio per la sorpresa: quel che è stato sarà, la storia si ripete, è sempre la stessa cosa.

“Ormai” è la parola che declina la responsabilità: la gente è quella che è e io non ho niente a che vedere; ciascuno renderà conto di quello che fa, ma io non posso farci niente.

L’apostolo contesta il popolo dell’ “ormai” perché invita i cristiani a sentirsi responsabili gli uni degli altri, a desiderare che ciascuno si corregga, a farsi carico della situazione di chi vive in comunità perché ciascuno possa giungere alla meta che è la santità e la gioia. Scrive l’apostolo: “Ammonite che è indisciplinato, fate coraggio a chi è scoraggiato, sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti”.

L’apostolo contesta anche chi vive sotto il segno dell’ “ormai” considerando la propria condizione come irreversibile, la stagione della novità come un passato irrecuperabile, quando si dice: “Ormai noi siamo vecchi; siamo di un’altra generazione; ormai siamo fuori gioco”. Infatti l’apostolo propone una regola di vita che non è riservata a una categoria di cristiani, che siano giovani o dotati di particolari qualità o in posizione di particolare responsabilità. La regola di vita semplice e irrinunciabile si può formulare così: “Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti e la volontà di Dio in Cristo Signore verso di voi”.

3. “Andate via”.

“Andate via” è la parola che esclude, quella di chi non vuole essere disturbato e nega agli altri il diritto di entrare, di far parte della comunità, di sentirsi accolto. È la tentazione dei discepoli di Gesù che presumono di sapere chi deve avvicinarsi a Gesù e chi no e dicono: “Andate via voi bambini, voi che non capite, voi che non avete niente da chiedere, voi che non avete niente da dare”.

Andate via è la parola che difende nei propri pregiudizi e non accetta lo straniero, non accetta la novità, non apre la porta, non si lascia coinvolgere da quello che sta cambiando. Talvolta non è una parola che si dice, ma un disagio che si insinua, come un malcontento, come una insofferenza.

Gesù contesta i discepoli animati da zelo ottuso e dice: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me”.

Un Istituto che si è dato il nome di “missionarie” è la contestazione della chiusura, iscrive nel suo programma di accogliere e di andare là dove la testimonianza cristiana può animare l’umano di rinnovata speranza.

Il ricordo di Ezia Fiorentino e la rilettura delle sue parole possono essere di aiuto a cancellare dal nostro vocabolario le parole che vorrebbero spegnere lo Spirito: “voi … noi”; “ormai”; “andate via”.